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54 ANNI FA CHIUDEVANO LE CARCERI DI CENTO

By on Marzo 30, 2023 0 116 Views

Il 30 Marzo è stato per il carcere della Rocca l’ultimo giorno di attività: infatti venne chiuso il 31 Marzo del 1969

Le prime notizie dell’innalzamento di una Rocca a Cento da parte dei Bolognesi, il cui vescovo era anche Signore di Cento, risalgono al 1378.
La Rocca doveva permettere di sorvegliare i sudditi dall’alto, e costituiva uno strumento di guerra con presidio permanente. Di questa Rocca non è stato possibile ricostruirne la struttura, pur essendone rimasti alcuni elementi.

Si sa che fu poi fortificata nel 1390 ad opera di Zanolino dei Malvezzi, ma gravemente danneggiata nel 1404 nel corso dell’assedio di Ricciardo Pepoli e ripristinata nel 1416 con lavori ordinati dal Senato di Bologna.

Nel 1443 il Duca di Milano e Signore di Bologna Filippo Maria Visconti venne a conoscenza di un colpo di mano organizzato da Andrea Bentivoglio e ordinò al capitano di ventura Nicolò Piccinino, di riprendere il controllo sulle terre del Cento- pievese. Quest’ultimo si rivolse a Luigi Dal Verme che, munito di un esercito di 3000 cavalieri e più di 300 fanti, l’8 giugno assediò la Rocca di Cento.
I centesi seppero resistere all’assalto con grande tenacia e sbaragliarono le truppe avversarie.

La vittoria riportata dai Centesi sul Dal Verme venne in seguito ricordata con un palio alla vigilia del giorno di Pentecoste.
Ma la Rocca, decisamente provata dal fuoco nemico, necessitava di grandi opere di manutenzione.

Lo storico Monteforti scrive che nel 1458, per volere del papa Pio II (al secolo Enea Piccolomini), essendo Signore di Cento il Vescovo di Bologna Filippo Calandrini, pensò egli di far erigere a Cento una nuova Rocca; l’opera fu iniziata grazie a 4125 lire bolognesi ricavate dalla vendita dei terreni di Malafitto nel 1459 e completata nel 1465 come descritto nella epigrafe posta sopra l’ingresso attuale; “PHILIPPUS CAR. E. EPS BONONI NICOLAI V POTIFICIS GERMANUS NATIONE SERZANEN HANC ARCEM A FUNDAMENTIS EREX ANO DNI. MCCCCLXV”

Il successore, Giuliano Della Rovere in seguito eletto Papa con il nome di Giulio II, verso la fine del secolo proseguì i lavori completandola con la costruzione delle torri angolari, con le coperture alle torri e ai camminamenti di ronda, con l’apertura di feritoie e di più ampie bocche da fuoco. Gli interventi da questi promossi, e realizzati, non si limitarono ad accrescerne la funzionalità bellica, ma vennero anche diretti alla cura degli interni con notevoli ristrutturazioni per farne la sua dimora privata abbellendo alcune camere al pian terreno con pitture a fiorami di cui ancor oggi se ne riscontrano tracce in alcune parti delle volte.
Non si hanno più notizie di lavori eseguiti alla Rocca fino al 1540 quando un incendio, divampato a causa di discordie cittadine, bruciò l’appartamento del Camerlengo, uccidendo lui e due suoi servi.

Nel 1630, durante la peste, la rocca viene trasformata in lazzaretto e in seguito l’amministrazione pontificia la destinò a carcere di stato.

Sul finire del 1803, il 7 settembre, vennero istituiti, in Cento, una pretura e un ufficio di conciliazione a carattere circoscrizionale, furono soppresse le carceri annesse al palazzo del governatore ed i rinchiusi in quelle vennero tradotti in Rocca che da quella data diventò sede del carcere giudiziario.
Anche dopo l’Unità d’Italia non si cambiò la destinazione d’uso: l’edificio rimase Carcere Sussidiario per poi divenire Mandamentale.

L’ultimo giorno di attività carceraria risale al 30 Marzo del 1969 (54 anni oggi) per varie motivazioni concomitanti: strutture precarie ed anti igieniche, mancanza di una infermeria e perchè necessitava di troppi interventi di restauro: in sintesi il carcere fu chiuso perché costava troppo recuperarlo.

Grazie ad Andrea Gilli per la preziosa ricostruzione storica

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