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SI CHIUDONO REPARTI… ED APRONO CASE DELLA SALUTE

By on Marzo 22, 2024 0 77 Views

Definire come atto spericolato, al limite del masochismo, cercare di avviare un dibattito sulla Casa della Comunità annunciata a Cento, significa conoscere molto bene i centesi e avere un senso pratico di come vanno, quasi sempre, a terminare le discussioni dalle nostre parti. Quando va bene, si passa per degli irriducibili polemici o “lamintòn”, per dirla alla Tasi, ma è uno sporco lavoro che qualcuno dovrà pur fare! Anche perché, se si dovessero attendere delle considerazioni e valutazioni oggettive dal mondo politico amministrativo e da una parte, anche se irrisoria, dell’informazione locale, si rischierebbe di passare a miglior vita prima che ciò avvenga. Dunque, “Annuntio vobis, gaudium magnum. Habemus Casa della Comunità a Cento”, ci ha proclamato il Sindaco Accorsi alcuni giorni orsono, dopo che dalla Regione è giunta la conferma che sarebbero arrivati 3 milioni di euro dai fondi del Pnrr destinati all’edilizia sanitaria. E qui parte subito una precisazione: questi soldi potranno esser spesi solo per la struttura sanitaria. Si evitino, quindi, i soliti pietosi benaltrismi: “e le buche nelle strade?”.

Ma cos’è una Casa della Comunità? Andando a leggere sul sito della nostra Regione si apprende che: “è il modello organizzativo per l’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento, luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale”. Tradotto dal burocratese, possiamo definirli ambulatori dove specialisti in ambito sanitario e sociale (esempio oculista, odontoiatra, otorinolaringoiatra, psicologo, logopedista, fisioterapista ecc.) eseguono prestazioni mutuabili, dove si paga “solo” il ticket. Cosa estremamente importante, ma il tutto fa sorgere spontaneamente alcuni legittimi dubbi: chi andrà ad esercitare nella Casa della Comunità di Cento? Operatori sanitari che già esercitano al SS. Annunziata o dei nuovi? Non ci stanno dicendo in tutti i modi possibili che il vero problema attuale è il reperimento di personale sanitario, dagli infermieri ai dottori, che vogliano esercitare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e non nel privato?

Altro tema correlato: durante una recente riunione con realtà del volontariato locale, si è appreso, da un esponente di Giunta, che i locali individuati dall’Amministrazione comunale, per accogliere la Casa della Comunità, sarebbero quelli ex garages delle corriere a Cento, che hanno ospitato le vaccinazioni in tempo di pandemia. Domanda: perché aprire a Cento e non in una Frazione? Si agevolerebbero così gli abitanti che risiedono distanti dal capoluogo e si rivitalizzerebbero territori ormai asfittici. Altra domanda: l’edificio in questione è stato completamente ristrutturato da poco tempo e quindi in cosa saranno spesi i 3 milioni del Pnrr per l’edilizia sanitaria?

Ma veniamo alla questione veramente cocente, ossia, come si concilia tutto questo col nostro Ospedale di Cento, che è bene ricordare avere già subìto, nel corso di questi ultimi anni, depotenziamenti e chiusure di reparti. Il Sindaco Accorsi, nel suo annuncio urbi et orbi dell’ottenuto finanziamento, ha dichiarato che: “Abbiamo sempre creduto nel potenziale del nostro territorio per accogliere una struttura di questo genere, in grado di connettere la prossimità e la territorialità necessarie per le cure socio-sanitarie con le prestazioni specialistiche ed avanzate dell’Ospedale”. Domanda: perché le “prestazioni specialistiche ed avanzate dell’Ospedale” non si fanno all’Ospedale? Infatti, vorrei dare una notizia: ormai poche sono rimaste le specializzazioni alle quali accedere e interminabili sono i tempi di attesa per le visite prenotate al Cup di Cento. Con la Casa della Comunità, quindi, spunteranno come funghi medici specialisti e si accorceranno i tempi di accesso alle visite?

E ancora: nel distretto sanitario ferrarese abbiamo attualmente Case della Comunità a Bondeno, Codigoro, Comacchio, Copparo, Ferrara (Cittadella S. Rocco e Pontelagoscuro) e Portomaggiore: tutte località dove gli Ospedali sono stati chiusi per poi essere parzialmente reintegrati da Case della Salute e ora della Comunità, appunto. Anche nella vicina Pieve di Cento, altro Comune dove l’Ospedale è stato chiuso da tempo, n’è appena stata inaugurata una. Ora, davanti a questa realtà, alla luce di questi fatti reali, penso non sia del tutto assurdo porsi delle domande sul futuro del nostro Ospedale SS. Annunziata, senza passare per un irresponsabile allarmista, come qualcuno prova da tempo a farmici passare, ossia da quando ho cercato di riempire – con conferenze stampa, comunicati e una manifestazione – quei silenzi complici dell’Amministrazione comunale in tema di Pronto Soccorso, Punto Nascite e Ospedale nel suo complesso.

Davanti a tutto questo e forse altro, in conclusione, voglio essere molto esplicito, a costo di poi essere criticato a marginalizzato (ma ormai c’ho fatto l’abitudine): il mio grande timore è che l’operazione Casa della Comunità sia una mera propaganda politica, un atto riparatorio per la probabile chiusura del Punto Nascite dopo mesi di sospensione, dove saranno spesi fondi del Pnrr che comunque da qualche parte dovranno esser spesi, col reale pericolo di creare una struttura dove poi si avranno grosse difficoltà a darvi la funzionalità, vista la penuria di operatori sanitari nel pubblico. Chiarito ciò, mai come in questo caso esigo esser smentito dai fatti, ossia, che la Casa della Comunità operi senza andare, in alcun modo, a interferire con l’Ospedale di Cento e che, anzi, lo rafforzi con una semplice dislocazione di ambulatori e si abbia una riduzione dei tempi di attesa per le visite. Perché se questo, invece, non dovesse succedere, nel migliore dei casi buttiamo via 3 milioni di euro e nel peggiore potrebbe essere il prologo di un ulteriore depotenziamento dell’Ospedale di Cento, con un danno inestimabile per tutti noi che abitiamo in questo territorio centese. E non troverei certo consolatorio poter dire: “l’avevo detto”.

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