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DEMIRA MUORE IN ROCCA

By on Novembre 28, 2022 0 201 Views
Era la notte del 27 novembre del 1820,
Si dice che sia morta in seguito a complicazioni di un parto avvenuto mentre era incarcerata in rocca pur non avendo di fatto alcuna colpa se non si essere la mogli di un brigante.
Demira o Diomira De Paolis, una giovane donna poco più che ventenne, giunse a Cento nel marzo del 1819 al seguito del marito, l’indultato brigante Antonio Gasbarrone, anzi, di Antonio Gasperoni come il popolino di due secoli fa lo ribattezzò storpiandone il cognome, che nel febbraio del 1818, persuaso dal cardinale Ercole Consalvi, a Terracina, abbandonò il brigantaggio e si consegnò allo Stato Pontificio.
Dopo un iniziale periodo che lo vide alloggiato in Castel Sant’Angelo, dove sposò Demira, nel marzo del 1819 venne spedito, con pensione mensile ed alloggio gratuito, “dirimpetto al quartiere dei carabinieri” in corso Barbieri civ. N. 2, al confino nella nostra Cento dove giunge con la moglie all’incirca il giorno 29.
Diomira De Paolis. giunse a Cento, in stato avanzato di gravidanza, partorì il 31 maggio un maschio che fu battezzato coi nomi Giuseppe e Michele.
Le cronache del tempo non riportano granché sulla permanenza a Cento della famiglia “Gasperoni”…. si sa che Antonio conduceva una vita dissoluta frequentando osterie e dissipando il denaro, e che Diomira rimase di nuovo incinta agli inizi dell’anno 1820.
Il 17 agosto 1820 Antonio fuggì da Cento e si diede alla macchia lasciando la moglie ammalata ed in stato di gravidanza ed il figlioletto di poco più di un anno alla carità cittadina.
Così, un magistrato comunale, scrisse al cardinale Tommaso Arezzo legato pontificio in Ferrara: “Il fuggitivo indultato Antonio Gasbarrone ha lasciato la moglie in grave malattia in stato di gravidanza ed un tenero figlio…. …Questa è nell’estremo bisogno di essere assistita da una donna e il tenero bambino non ha di che cibarsi… … la condotta e l’indole della donna inferma, non dà a suppone fosse essa consapevole della fuga del marito”.
Il cardinale Arezzo autorizzò, tra le altre cose, a continuare a passare, per conto del governo, una pensione alla donna ma decretò nello stesso istante che “Quando la donna sarà sufficientemente ristabilita in salute, la farà trasportare alle carceri in luogo di larga usandole tutti i riguardi compatibili alla custodia”.
Demira…”con una docilità e rassegnazione veramente straordinaria si adattò ad essere rinchiusa in carcere alla rocca col giovane figlio, presa dalle doglie, partorì purtroppo un feto morto ed ella stessa, poco dopo, morì, il 27 novembre del 1820″
queste le parole del medico che l’assistette: “onesta in vita, così è stata edificante la sua morte”.
Grazie ad Andrea Gilli per il contributo storico
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